blogs.fr: Blog multimédia 100% facile et gratuit

antonio montanari

Blog multimédia 100% facile et gratuit

 

BLOGS

Blog dans la catégorie :
Actualités

 

Statistiques

 




Signaler un contenu illicite

 

antonio montanari

Le schedine

 
Più donne in politica, sentiamo invocare da più parti. L'unico che sembra aver pensato seriamente al problema è Silvio Berlusconi.
Ha arruolato signore mozzafiato, sia detto con tutto il rispetto dovuto a loro ed al ruolo che occupano. Penso alla «circolina della libertà» Michela Vittoria Brambilla che ha appena presentato una 'sua' rete televisiva per sostenere le campagne elettorali del Cavaliere. Penso all'avvocato Laura Ravetto che realizzerà l'università liberale voluta da Berlusconi.
La loro bellezza risponde al culto dell'immagine che l'imprenditore di Arcore ha trasferito dal prodotto televisivo al programma politico.

«Striscia la notizia» ha trasformato una parola negativa (la «velina» intesa come testo suggerito od imposto ai giornali) in un concetto positivo con cui si chiamano le due fanciulle seminude che ogni sera offrono il meglio di loro stesse al popolo maschile che staziona davanti al video, turbando digestioni che dovrebbero essere lasciate più tranquille.
Non vorrei che la perfidia dei critici o anche della redazione di «Striscia la notizia» trasformasse queste impegnatissime signore della politica nelle figure di «schedine» (elettorali) pronte ad apparire non come rappresentati del popolo che le ha elette, ma come guardie del corpo (e che corpo, il loro) del capo politico che le ha duramente avviate ad una carriera di comando.
Auguri, care signore, e se vi càpita mettete in circolazione anche signore più vicine alla media delle italiane, non soltanto modelle da sfilata.

Nella foto, una partecipante europea alla protesta World Naked Bike Ride, nudi contro lo smog.

 

Avevo ragione

Avevo ragione a scrivere lo scorso settembre che «a Rimini diventa sempre più pericoloso scrivere per le insidie mafiose già dimostrate» a mio danno.
Nei giorni scorsi è successo questo: un quotidiano di Rimini ha pubblicato a piena pagina un servizio per demolire la tesi della biblioteca malatestiana di San Francesco come prima biblioteca pubblica d'Italia.
Il seguito si legge qui...

 

Blogger, incontro al vertice

 
Incontro al vertice di due blogger.
Domenica mattina si è svolto a Rimini un incontro al vertice di due blogger che si sono finalmente conosciuti di persona, dopo scambi di messaggi via Web e di mail.
L'argomento ha già fatto il giro del mondo.
Leggete che cosa ne ha scritto Irene Spagnuolo. Ritratta qui nella foto davanti al Tempio malatestiano con il sottoscritto.

 

Roma accusa Wielgus

 
Sul sito vicino al Vaticano e quindi come suol dirsi ufficioso www.zenit.org si va giù pesanti contro monsignor Stanislaw Wielgus. Rimandiamo al testo completo, qui riportiamo un'estrema sintesi del servizio:
1. «Il vescovo ha assicurato tutti, Santo Padre compreso, che non aveva collaborato con i servizi comunisti e non aveva fatto del male a nessuno».
2. «Il 2 gennaio monsignor Wielgus ha chiesto alla Commissione Storica dell’Episcopato di fare la verifica dei suoi dossier conservati negli archivi, confermando la sua estraneità al lavoro di spionaggio; lo ha giurato davanti all’arcivescovo Jozef Kowalczyk, Nunzio apostolico in Polonia.»
3. Il 5 gennaio «l’arcivescovo Wielgus, che nel frattempo aveva preso possesso della diocesi, ha scritto una commovente lettera penitente alla “Chiesa di Varsavia” nella quale ammetteva i suoi contatti con i servizi segreti, si scusava per aver taciuto su tali contatti, assicurava di nuovo che la sua collaborazione con i comunisti non aveva fatto male a nessuno, chiedeva il perdono per il suo comportamento di 30 anni fa e si metteva a disposizione del Santo Padre.»
4. «Perché monsignor Wielgus ha taciuto?»
Si legga tutto il documento qui:
http://www.zenit.org/italian/visualizza.php?sid=10438

Vedere questo articolo anche su
antoniomontanarinozzoli.blog.lastampa.it
e
antoniomontanari.over-blog.com/

 

Amato e nuvole

 

Si vuole fare una nuova politica, ma non si sa come affrontarla ed attuarla, allora si mette in piedi una bella scuola dove illustri e dotti signori parlano dell'universo mondo, e dalla quale dovrebbero nascere poi i provvedimenti concreti da adottare in parlamento per il bene del popolo italiano.
L'apertura della scuola bolognese dell'ex Ulivo, è toccata ad uno dei più raffinati intellettuali della realtà cattedratica e partitica italiana, il prof. Giuliano Amato,
Riproduco la notizia Ansa di ieri sera:
«"Non è stravagante cominciare da una scuola prima ancora che attraverso un congresso". Così Giuliano Amato spiega la nascita di Ulibo. Il ministro dell'Interno, nella veste di professore di politica, ha inaugurato oggi il primo corso dell'Università libera di Bologna (Ulibo), annunciata come scuola per aspiranti aderenti al futuro Partito Democratico. "Dobbiamo sommare e fondere conoscenze, culture, valori e sensibilià' -ha spiegato Amato- prima di sommare e fondere tessere e tesserati". »
Sono contento che Amato sia contento.
Sono contento ma preoccupato. Se siamo ancora allo stadio della fusione di «conoscenze, culture, valori e sensibilità» come fase preparatoria dell'etc. etc., allora vuol dire che i nostri nipoti una bella mattina si sveglieranno e saranno interrogati dai nipoti dell'on. prof. Amato e dell'on. prof. presidente Romano Prodi, e da come risponderanno saranno distribuite loro le pagelle, e poi si convocherà un congresso per stabilire se l'università dell'ex Ulivo ha prodotto in cinquanta anni qualcosa di utile alla società italiana.
Leggete bene la formula: «scuola per aspiranti aderenti al futuro Partito Democratico». Vuol forse dire che ci saranno esami per passare alla aspirazione alla respirazione concreta nel seggio elettorale (candidati di lista) od in quello parlamentare (effettivamente eletti)?
Scusate il mio scetticismo. Ma nell'avvio con la calma enciclopedica e dottrinale del Dottor Sottile (vecchia definizione che calza a pennello ad Amato), così come con la sospirosa esposizione del professor Prodi, non vede nulla di promettente il sottoscritto, che resta tuttavia fermo nella sua adesione al programma che si chiamava dell'Ulivo e nel ricordo della sua entusiastica partecipazione alle primarie della scorsa primavera.
Maledetta primavera, non vorrei cantare prossimamente come Loretta Goggi.
Da altro testo dell'Ansa ricavo che Prodi ha detto che il Partito Democratico "nasce dalla richiesta della gente. E' da 10 anni, anzi 12, da quando è nato l'Ulivo, che gli italiani ci chiedono unità, ci chiedono una grande forza riformista''.
Il Partito Democratico, ha spiegato ancora il premier, ''non nasce da una scuola ma viene fortemente aiutato da una scuola; e la scuola si affianca per aiutare questo processo che è un processo voluto dagli italiani''.
Nella piccola cultura popolare corrente, il «mandare a scuola uno», equivale a definirlo incapace di fare qualcosa. Se l'esame dei bisogni degli italiani non è diretto, cioè fatto da parte degli stessi politici (che sono già altamente 'scolarizzati'), ma mediato da una scuola in cui i politici possono esporre le loro astruserie senza pagare pegno alla chiarezza pubblica ed alla decenza intellettuale, allora rischiamo di finire come in quella scenetta dei tre comici napoletani d'un tempo (c'era Troisi, e credo si chiamassero la Smorfia), in cui un povero disgraziato era oggetto di intervista sulla sua misera condizione sociale. E gli esperti che facevano le domande poi lo zittivano, dicendo che erano loro a dover parlare perché loro sì sapevano come viveva lui...
Insomma la libera università dell'ex Ulivo rischia di essere un inutile carrozzone teorico che finisce per dar ragione a don Benedetto, ovvero il filosofo Benedetto Croce.
Croce non tollerava la sociologia perché secondo lui non sono i filosofi ad doversi adeguare alla realtà descritta dalla sociologia, ma debbono essere gli uomini a seguire la filosofia ed i suoi preziosi dettami. Ecco perché quelli come don Benedetto si chiamano, sia tecnicamente in modo corretto, sia con derisione, pensatori «idealisti»: cioè gente che non aveva i piedi per terra, ma la testa fra le nuvole. Amato e  Prodi corrono il rischio di andare a finire in quella schiera che è già folta si per sé, e non necessita di altri adepti.
Soprattutto perché i problemi di ogni giorno (dall'università vera non questa inventata a Bologna, all'economia, dalla giustizia all'informazione) richiedono attenzione e provvedimenti immediati, allo stesso modo per cui la gente quando va a fare la spesa deve avere in soldi in tasca.
Cari Prodi, Amato e compagni, vale per voi l'antica scritta dei negozi di una volta: «Qui non si fa  credito». Anche per voi, è venuto il momento di pagare il conto. Siete in grado di mantenere le promesse elettorali? E soprattutto sapete far capire alla gente comune come il sottoscritto, e non soltanto ai vostri colleghi della libera università dell'ex Ulivo, le questioni gravi dell'ora presente ed i vostri progetti?
Scusate, ma di Caserta ho compreso soltanto che siete in forte disaccordo tra voi. Questo la sapevamo da un pezzo, ma noi vi abbiamo votato per governare, non per spiegarci che l'acqua bolle se si accende il gas.

 

Minibluff the card game

Hotels