blogs.fr: Blog multimédia 100% facile et gratuit

antonio montanari

Blog multimédia 100% facile et gratuit

 

BLOGS

Blog dans la catégorie :
Actualités

 

Statistiques

 




Signaler un contenu illicite

 

antonio montanari

Troll, i rompiweb


Guastatori di Internet, ne parla Fabio Chiusi su "L'Espresso".
 

Sono quelli che scrivono insultando nei forum o riempiono i blog di commenti sopra le righe. Si chiamano "troll". In un articolo sull'ultimo numero dell'"Espresso", Fabio Chiusi li presenta.

Il nome deriva da un tipo di  pesca mirato, quindi il troll è colui che sul web si prende cura di colpire un determinato soggetto e non un altro.

Significativo un sommario che illumina la pagina del settimanale romano: "Ogni loro azione viene sfruttata da quelli che vogliono soffocare la libertà on line".

Tutto questo, per dire che ogni blogger deve curarsi di loro e non guardare e passare. Almeno per quanto mi riguarda.

 

Mali minori



Dal 2008 si parla di "mali minori", per non spaventare l'opinione pubblica. Intanto si squaglia lo Stato


A forza di accettare i mali minori, abbiamo squagliato lo Stato. In questi giorni assistiamo a stupende arrampicate sugli specchi per dire che quel decreto "elettorale" non poteva non essere firmato dal Capo dello Stato. Anche se il decreto stesso non va bene per nulla.

In altri tempi, in molti avrebbero detto che c'è contraddizione irreparabile tra le due affermazioni. Oggi no. Perché un discorso politicamente corretto deve salvare dalle critiche il capo dello Stato: capo dello Stato inteso come istituzione, non come singola figura: nello specifico, Giorgio Napolitano.

Lo ha fatto con eleganza di dottrina anche Gustavo Zagrebelsky, il costituzionalista intervistato ieri da "Repubblica": ha usato toni molto duri contro il decreto, per quattro motivi. Ne citiamo uno soltanto, "si finge che sia un'interpretazione, laddove è evidente l'innovazione". Poi sul Capo dello Stato, Zagrebelsky registra soltanto che ha usato "l'etica della responsabilità". Ovvero, non c'era altra strada per non peggiorare le cose, se abbiamo compreso il suo pensiero.

Giusto. Però c'era già stato il precedente del "lodo Alfano", a proposito del quale parlammo di "Nebbia sul Colle". E citammo un fondo della "Stampa" del prof. Carlo Federico Grosso, in cui si spiegava perché Napolitano aveva scelto la strada del "male minore".
L'articolo di Grosso era intitolato "Di male minore in male minore", per avvertirci che così facendo si è intrapresa una strada pericolosa: "Di mediazione in mediazione, il quadro delle riforme compiute o in gestazione (...) è comunque desolante. Si è trasformato il presidente del Consiglio in una sorta di Principe liberato, sia pure a termine, dalle normali, doverose, responsabilità giudiziarie...".

Era il luglio 2008. A marzo 2010, ci stiamo ancora allenando a mettere a fuoco il male minore o cerchiamo di comprendere come è fatto il cammino su quella "strada pericolosa" su cui ci siamo (siamo stati) avviati?
Dal luglio 2008 parliamo di mali minori, per non spaventare l'opinione pubblica. Ma tutto ciò dove ci sta portando?

Aldo Schiavone osserva oggi su "Repubblica": "La crisi del berlusconismo [...] sta entrando in una fase nuova e imprevedibile, in cui ogni cosa è possibile".
Ieri sul "Corrierone" Ernesto Galli della Loggia ha parlato di una crisi politica del partito e quindi del governo (possiamo immaginare) di Berlusconi. Dovuta al suo senso di onnipotenza, alla sua arroganza, alla sua altezzosa insofferenza alle critiche.

Non serve nulla a gridare allo stato di accusa come fa Di Pietro, per Napolitano. Ma serve ancor meno fingere che i problemi non esistono. Più che fare la Storia, ci lasciamo trascinare da essa. Ed essa, da vecchia bagascia come la definiva Gianni Brera, dà ragione a chi vince, e non fa vincere chi ha ragione. Vecchia lezione su cui nessun sembra intenzionato a meditare.

 

Tv, pollaio per politici

E intanto la Rai-macello oscura Vittorio Bachelet, a 30 anni dall'uccisione

L'Italia è piena di maghi che al cliente chiedono il codice fiscale non per consegnare la fattura fiscale, ma per predire la data di nascita. Come quei maghi, sono certi politici. Il premier parla di una tv ridotta a rissa da pollaio. Dimentica che quella pubblica la controlla il suo parlamento, e quella privata in gran parte è sua. I migliori autori di quelle risse da pollaio sono (in ordine gerarchico) esponenti politici del partito del premier, giornalisti della famiglia del premier, avvocati (urlanti) del premier.

Il pollaio citato dal premier mi ha fatto ricordare le ragazze coccodé con cui in "Indietro tutta" Arbore e Boncompagni deridevano la tivù di allora. Ignari di essere profeti di quella odierna, quasi tutta senza cervello. Con Arbore e C. appariva una tal Regina che reclamizzava le doti dell'inesistente Cacao Meravigliao. Regina (un nome, un destino) oggi è alla ribalta perché lavora in un circolo coinvolto in certe indagini giudiziarie sulla "gelatina", ovvero su misteri ed affari della Protezione civile.

Gelatina è un'invenzione di chi gestiva quei misteri ed affari, per dire che tutto si accomoda nella vita, mica c'era il torrone difficile da tagliare e masticare. Dalle bustarelle alla gelatina intercorrono i 18 anni passati da Mani pulite ad oggi. Milano è ancora alla ribalta, con esponenti del partito del premier incarcerati: un assessore regionale, un consigliere comunale, la moglie di un leader.

La Regina di Arbore nel frattempo si è data pure lei alla politica. 1997, appoggia Rutelli candidato al Comune di Roma. Ha una lista che prende il 7,5% dei voti, lei ne riceve 126. 2001, fa un buco nell'acqua quando mira al XVI Municipio dell'Urbe. Ha tifato Asinello, Margherita, e ora sta con Rutelli, anche se ammette profferte da maggioranza ed opposizione. Insomma, un tipo che piace, e non ha che l'imbarazzo della scelta.

Per evitare il pollaio, la Rai ha tentato il macello pre-elettorale. Vittorio Bachelet non volevano ricordarlo a 30 anni dall'uccisione, soltanto perché suo figlio Giovanni è deputato Pd.
Anche la politica come la tv può essere frutto di fantasia. Tutto dipende da chi scrive il copione e studia le battute. Nell'inchiesta giudiziaria sulla Protezione civile, finisce pure questa lapidaria certezza: per i lavori del G8 alla Maddalena, un indagato dice di avere "la patente per uccidere, possiamo pigliare tutto quello che ci pare". Ci pare che non siamo soltanto nella gelatina.

 

Favolette serali

 
Il governo arresta i mafiosi. Che sono amici degli oppositori di Berlusconi

Anche ieri sera ci è stata offerta da un ministro della Repubblica una bella favola per farci andare a letto felici e contenti. Il governo fa arrestare i mafiosi.

E fin qui passi, è una balla talmente grossa che è lecito raccontarla in tivù. Dove ormai la recita è così assurda e violenta che nulla più meraviglia. La ministra Brambilla sa che non sono i governi a far arrestare i mafiosi.

La ministra Brambilla ha pure sostenuto che le notizie divulgate in tutto il mondo dalle tivù presenti a Torino per ascoltare le ultime parole famose di un pentito, danneggiano il nostro turismo, il nostro artigianato, la nostra industria, la nostra immagine all'estero e la nostra economia all'interno.

Se queste cose le avesse espresse con retorica accademica qualche polveroso autore di romanzi per signore in avanzata decadenza, le avremmo potute giustificare.
Il ministro del Turismo racconta che l'immagine dell'Italia è danneggiata non dagli scippi che avvengono in certe località, o che l'arrivo di imprenditori esteri nel nostro Paese è ostacolato da mille problemi tra cui la mafia, legati ad uno Stato che funziona come un tram a cavalli diretto sulla Luna. Ebbene, questa versione dei fatti, fornitaci dalla signora Brambilla, è la negazione dei fatti stessi.

Infine, che la ministra di un governo presieduto da un grande imprenditore della televisione parli "male" della televisione, è un aspetto inutile da sottolineare, ma importante da mandare a mente per comprendere a quale punto di involuzione logica siano arrivati nei loro discorsi i signori del governo.

Tra i quali troviamo anche chi, a proposito di due mafiosi arrestati, li ha definiti amici degli avversari del loro idolo di palazzo Grazioli. Per essere all'altezza della situazione, il giornale di famiglia del capo del governo non ha potuto non titolare: "In piazza gli amici di Spatuzza". Ovvero le magnifiche sorti e progressive dell'Italia.

Concorso (senza premi). Domanda: chi ha detto (ed a chi si riferisce la frase): "Si servirà di donne abili a creare scandali e a screditare politici...."?

 

Riformisti


Polito: "Clima da guerra civile". Ed Alfano accusa di "guerra preventiva" i magistrati



L'Italia vive in un clima da guerra civile, secondo Antonio Polito, direttore del "Riformista", intervistato stamani dal "GR3".

Ieri al suo giornale (a Roma) è arrivato un proclama che minaccia di morte Berlusconi, Fini e Bossi.
La firma rimanda a vecchie sigle del terrorismo italiano conosciuto negli "anni di piombo", ed è delle "Brigate rivoluzionarie per il comunismo combattente". La lettera è partita da Milano l'8 ottobre.

Il giorno 15 ottobre il "CorSera" ha intervistato Giampaolo Pansa, meritorio analista dei drammi politici del dopoguerra. Pansa è uscito dalla squadra di "Repubblica" per collaborare allo stesso "Riformista" ed a "Libero". Che (se non andiamo errati) è alla destra del quotidiano di Polito.

Pansa ha fatto una dichiarazione allarmante: il clima dei nostri giorni è lo stesso dell'inizio degli anni Settanta, quando cominciò a diffondersi la pratica terroristica che portò anche all'uccisione di Aldo Moro, simbolo dell'apertura democristiana a sinistra, malvista dagli Usa. (Moro era stato accusato da Kissinger di preparare "spaghetti in salsa cilena".)

Oggi gli Usa, come ha dimostrato Edward Luttwak in un'intervista a "Ballarò", non sono più tanto amici di Berlusconi. Perché si è schierato con Putin sulla Georgia e soprattutto ha fatto quell'accordo fra Eni e Gazprom, considerato un'operazione che rimette in gioco la Russia.

Un vecchio amico di Berlusconi, Paolo Guzzanti, ex presidente della commissione Mitrokhin, di recente "ha riferito di certe sue conversazioni private con l'ambasciatore americano", il quale non le ha smentite (fonte: Aldo Giannulli, "l'Unità", 16.10.2009).

Giannulli a proposito del rapporto Usa-Berlusconi osserva: "Ora si fa sul serio".
Non per nulla, verrebbe da aggiungere, ieri è arrivata quella strana lettera minatoria al "Riformista" dove scrive Pansa. Il quale sente "aria di anni Settanta", perché come allora ci sono "due blocchi che si odiano".

Le cose degli anni Settanta videro morire di terrorismo anche uomini come Guido Rossa, operaio antibrigatista.
Oggi il presidente del Consiglio demonizza l'opposizione, anzi cerca di ridicolizzarla al grido isterico di "coglioni".

Luciano Violante accusa Berlusconi per il "mancato riconoscimento degli avversari", osservando che la minaccia di quella lettera non è credibile: "chi vuole fare un attentato non lo annuncia ai quatto venti" (fonte: Lorenzo Fuccaro, "CorSera").

Violante sostiene poi che "bisogna smetterla di cercare nemici", e che occorre prendere atto che "l'Unione sovietica è crollata" (ovvero non esistono più i comunisti di cui parla il cavaliere).
Il destinatario delle sue parole è il presidente del Consiglio, come è chiaro leggendole anche superficialmente.
Ma il titolo del "Corrierone" travisa tutto: "C'è un clima preoccupante". Un titolo ovviamente ispirato dal ricordo dell'intervista a Pansa...

Non è da "riformisti" inventarsi un clima da guerra civile. Non è da persone sagge sostenere (come fa Pansa) che addirittura "è cominciata la guerriglia tra giornali".
"Repubblica" non ha inventato nulla di quello che ha finora scritto. La questione delle "minorenni" è stata tirata fuori dalla moglie del premier, non da Scalfari.

Invece "il Giornale" di casa Berlusconi ha prodotto come atto giudiziario un documento di accusa contro Dino Boffo direttore di "Avvenire".
Si è trattato d'un falso presentato da qualche anima pia curiale, e sfruttata ai propri fini (di bassa macelleria politica) da Innominati ben nascosti dietro l'angolo.

Forse sono essi anche gli autori della lettera inviata al "Riformista", per impedire al Paese di vivere la sua dialettica politica. Resa incandescente proprio dalle uscite del premier contro la Magistratura.

E, quelle uscite, sono divenute materia di servizi filmati di "Canale 5", nei quali si accusa di "stravaganze" un cittadino che fuma in attesa che apra la bottega del suo barbiere.
Strano ma vero, quel cittadino è un giudice, quello stesso su cui Berlusconi aveva detto "Ne vedremo delle belle". Abbiamo incominciato a vederle.

Enrico Mentana al proposito ha inventato un neologismo, derivato dal nome del conduttore televisivo nel cui programma è apparso il servizio su quel magistrato: "Spero che si tratti di un episodio tanto sgangherato, anzi stravagante, anzi <brachino>, quanto isolato". Quel servizio, sostiene Mentana è "uno schiaffo su commissione" (fonte: Silvia Fumarola di "Repubblica").

Diremo dunque "giornalismo brachino" per indicare servizi fatti su commissione, per rallegrare il "padre padrone" dell'azienda ed il capo del governo (che sono la stessa cosa...)?

Merita apprezzamento Fini per aver dichiarato che su quella lettera, "delirio di un folle", non si deve aprire alcun dibattito perché sarebbe "sul nulla".
Non dimentichiamo che di armi pronte a sparare aveva di recente parlato Bossi, rivolgendosi a chi non è d'accordo con lui: "Se necessario, per fermare i romani che hanno stampato queste schede elettorali che sono una vera porcata, e non permettono di votare in semplicità e chiarezza, potremmo anche imbracciare i fucili"; poi Bossi ha pure minacciato la rivoluzione in caso di bocciatura del lodo Alfano....

Lascia interdetti invece il ministro della Giustizia Alfano. Ai magistrati contrari alla riforma della Carta costituzionale annunciata da Berlusconi, Alfrano ha risposto con parole inquietanti: "È guerra preventiva". Così non parla un ministro.

[18.10.2009, anno IV, post n. 300 (1020), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Minibluff the card game

Hotels