Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rispondendo duramente a Silvio Berlusconi, ha voluto che fosse rispettato l'onore della carica da lui rappresentata, non tanto quello della sua persona. Ed ha fatto bene.
Soprattutto perché la successiva replica di Berlusconi tendeva a salvare la figura di Napolitano ("Non create casi che non esistono", ha detto ai giornalisti), e di lasciare sotto tiro soltanto quella di Ciampi: "Quanto al fatto che ci sia stato un rapporto dialettico tra me e il presidente Ciampi lo sanno tutti. Abbiamo avuto molte occasioni di divergenze poi superate nel rispetto reciproco".
A sua volta Carlo Azeglio Ciampi ha smentito (ancora una volta) la leggenda metropolitana diffusa dalla destra di Berlusconi (e Calderoli) che lo vuole responsabile politico del "porcellum" (o "porcata"), cioè del premio di maggioranza al Senato nella legge elettorale in vigore.
In uno Stato "costituzionale" (con la divisione dei poteri), nessun leader politico può legittimamente spargere veleno come ha fatto ieri il candidato leader del Pdl sulla più alta carica che oltretutto rappresenta l'unità nazionale.
Purtroppo Berlusconi è avvezzo ad offendere chi non la pensa come lui. Anche se siede sul Colle. Nel febbraio 2005, il cavaliere accusò lo stesso Ciampi di essere condizionato prima della promulgazione delle leggi dalle "sirene della sinistra". Una nota del Quirinale parlò di "sorpresa" di Ciampi, per difendere la correttezza dell'operato del presidente.
In tempi precedenti (si legge in un libro del 1997, di Augusta Forconi), Berlusconi definì Napolitano "il peggiore perché sembra un inglese e invece si comporta da stalinista".
Passano gli anni e Berlusconi non perde il vizio. Quindi la difesa dell'onore del Quirinale fatta ieri sera da Napolitano, è stata quanto mai opportuna, anzi necessaria.
Documenti.
Queste parole di Berlusconi: "Sappiamo che ogni decisione del Consiglio dei ministri dovrà passare per le forche caudine di un capo dello Stato che sta dall'altra parte. Ricordo i rapporti con Carlo Azeglio Ciampi...".
Questa la dichiarazione del Quirinale di ieri sera: "La presidenza della Repubblica, chiunque ne fosse il titolare, ha sempre esercitato una funzione di garanzia nell'ambito delle competenze attribuitele dalla Costituzione senza mai sottoporre a interferenze improprie le decisioni di alcun governo, e considera grave che le si possano attribuire pregiudizi ostili nei confronti di qualsiasi parte politica".
Queste le parole di Ciampi: "L'obiezione da noi mossa al testo inviatoci allora da Palazzo Chigi, prima che fosse approvato al Consiglio dei ministri, riguardava solo l'incostituzionalità del premio di maggioranza nazionale per il Senato, che era in palese contrasto con l'articolo 57 della Carta. L'articolo, per intenderci, secondo il quale il Senato è eletto a base regionale. Da un punto di vista giuridico l'ostacolo era insormontabile, dunque lo segnalammo".
Ciampi, ha detto P. F. Casini oggi, è "un galantuomo che ha fatto onore all'Italia".
[Anno III, post n. 100 (477)]
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